mercoledì 30 ottobre 2013

Illustrare le favole


Quando mi sono diplomata allo IED il panorama era diverso da quello attuale, le illustrazioni erano molto utilizzate anche dalla pubblicità, allora le tecniche di fotoritocco digitali erano agli albori e i computer non avevano le prestazioni che hanno adesso, si ricorreva quindi all'illustratore quando si voleva rappresentare qualcosa di realistico ma più idealizzato, più perfetto, e quindi anche più finto come risultato rispetto ad una fotografia. Oppure c'erano esigenze diverse, come la richiesta di rappresentare qualcosa che non esiste nella realtà e che a realizzarla con le tecniche fotografiche avrebbe richiesto molto lavoro e non avrebbe assicurato il risultato desiderato.

Poi c'era l'editoria, quella per bambini e ragazzi richiedeva però almeno in Italia caratteristiche che ormai finalmente sono state superate almeno da certi editori per ragazzi, guai a proporre colori che non fossero troppo brillanti, visi non sorridenti, cieli non troppo blu, guai a parlare di argomenti tabù, insomma i bambini secondo la maggior parte degli editori di allora andavano trattati come la pubblicità di una marca con un certo mulino..., non si potevano affrontare argomenti tristi, erano come dei tabù, tutto doveva essere esageratamente gioioso, esageratamente colorato, esageratamente falso. Dopo la maturità artistica ho preso il diploma in Illustrazione allo IED, allora erano erano 4 anni per il corso di illustrazione superiore e successivamente mi sono specializzata con un corso a Firenze intensivo che è durato circa un anno in illustrazione editoriale, ho avuto la fortuna di avere tra i miei docenti Roberto Innocenti, Graziano Tinti, Riccardo Mannelli, Roberto Perini solo per citarne alcuni. A Firenze ho scoperto che illustrare le favole era qualcosa che mi sarebbe piaciuto sicuramente e così mi sono iscritta ad un seminario di illustrazione favolistica a Sàrmede tenuto da Štěpán Zavřel che allora era ancora vivo e vegeto.

(Continua...)



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